martedì 18 dicembre 2018


ARCELOR MITTAL NON RISPETTA GLI IMPEGNI

ARCELOR MITTAL NON RISPETTA GLI IMPEGNI, USB: SCIOPERO, INTERVENGA IL GOVERNO

L’Unione Sindacale di Base chiama oggi allo sciopero tutti i dipendenti Arcelor Mittal dello stabilimento di Taranto. Il cosiddetto nuovo corso avviato qualche mese fa dalla multinazionale che ha acquisito Ilva, tanto gonfio di promesse, ha mostrato subito il suo vero volto:

palesi e inaccettabili ingiustizie nella scelta dei lavoratori da porre in cassa integrazione, in aperta violazione dei criteri definiti dall'accordo

esternalizzazione di attività con pesanti conseguenze sui dipendenti e sulle casse dello Stato



Per queste ragioni abbiamo avviato un contenzioso formale con la nuova proprietà del gruppo Ilva. Chiediamo il rispetto degli accordi, la reintegra di chi è stato ingiustamente escluso dall'assunzione e il blocco delle politiche di esternalizzazione delle attività.

Il governo è chiamato a intervenire per obbligare il management di Arcelor Mittal al rispetto degli accordi. In più occorre che il governo garantisca il rifinanziamento del contributo a favore dei lavoratori Ilva introdotto dai precedenti governi e al momento non previsto nella legge di stabilità. Sarebbe un fatto gravissimo togliere risorse a lavoratori colpiti pesantemente dalle scelte della vecchia proprietà dell'acciaieria. Speriamo non sia anche questo uno dei tristi volti del cosiddetto cambiamento.

USB Lavoro Privato


Con la presente la scrivente O.S. A seguito della palese violazione degli impegni assunti da Arcelor Mittal all'atto della sottoscrizione dell'accordo in termini di esternalizzazione attività, (rispetto la legge 68, criteri NON rispettati per le assunzione dei Lavoratori da Ilva AS ) , è a richiedere la convocazione URGENTE di un incontro in sede Ministeriale, sotto la vostra Direzione, al fine di dare piena attuazione agli impegni ed agli obblighi contrattuali in capo ad Arcelor Mittal. 

USB Nazionale - 18.12.2018



USB Taranto, sit in dei Lavoratori e incontro al MISE

USB Taranto, sit in dei Lavoratori e incontro al MISE
USB TARANTO·MARTEDÌ 18 DICEMBRE 2018·READING TIME: 3 MINUTES 40 letture
Si è svolto stamane a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, l’incontro tra una delegazione del sindacato USB, con al seguito alcuni lavoratori, e il rappresentante del Ministero Giampiero Castano, dove il sindacato, rappresentato dal segretario provinciale Francesco Rizzo, ha chiesto al Ministero di farsi portavoce e di pretendere chiarimenti dall’azienda in merito alle scelte di selezione del personale che vanno in contraddizione con i principi stipulati nell’accordo. L’incontro é avvenuto contestualmente allo sciopero indetto nello stabilimento di Taranto dall’USB proprio in merito a quanto denunciato e richiesto all’azienda, cioè la consegna della documentazione inerente i criteri di scelta del personale per verificare la correttezza dei criteri adottati.
“Sono state commesse una serie di anomalie - ha dichiarato Francesco Rizzo
Francesco Rizzo - USB Taranto
al tavolo dell’incontro al MiSE - e abbiamo le prove attestanti la condotta di alcuni capi che hanno abusato della facoltà di agire sui criteri di scelta dei lavoratori. Abbiamo documentato al Ministero alcuni casi di clamorose esclusioni e confermato che a più riprese abbiamo chiesto di verificare la documentazione attestante l’applicazione dei criteri previsti dall’accordo senza ricevere risposta alcuna. Oggi, invece, - prosegue il segretario Rizzo subito dopo il termine dell’incontro - il Ministero ci conferma che si farà portavoce nei confronti di ArcelorMittal e dell’Amministrazione Straordinaria per farsi consegnare la documentazione richiesta da USB”.
Al tavolo si è trattato anche l’argomento terziarizzazione. L’USB Taranto sta inviando una lettera al MiSE e all’Inps dove il sindacato dichiara di non aver concordato nessuna attuazione di terziarizzazione in fabbrica, che ci sono casi di operai mandati a casa e sostituiti da personale in appalto dove la condizione economica gioca a favore dell’azienda, e quindi ha un minor costo del personale mentre il costo dei lavoratori ex Ilva viene scaricato sulle casse dello Stato. Dopo la ricezione della lettera in cui il sindacato denuncia questi ulteriori abusi, il Ministero ha dichiarato che proverà, a breve, a convocare un Tavolo dove l’azienda possa rispondere alle istanze.
Inoltre, nella giornata di domani - dichiara Rizzo - invieremo ad ArcelorMittal, all’Inail e al MiSE la richiesta formale per conoscere i numeri relativi alle assunzioni previste dalla Legge 68. “In un Paese civile e serio - sostiene il segretario Rizzo - in cui va tutelato il valore in materia di Lavoro, la trasparenza è un obbligo. ArcelorMittal, se non ha nulla da temere in merito, ci consegni la documentazione”.

Lavoratori ILVA Taranto - sit in presso il MISE
Nota a margine: “Ci risulta che negli uffici del reparto Amministrazione, da diversi giorni stiano lavorando 9 lavoratrici provenienti da siti esteri di Arcelor Mittal, da informazioni ricevute sembra che svolgano le stesse attività in capo ai lavoratori locali, di cui una parte è collocata in CIGS. Se ciò fosse vero ci troveremmo di fronte a una palese violazione dell’accordo sottoscritto in sede Ministeriale e di fatto costituirebbe una “sostituzione” . Questa la denuncia di del coordinatore provinciale USB Taranto, Francesco Rizzo. Il sindacato chiede un incontro con l’azienda per chiarire la questione

giovedì 13 dicembre 2018

COMUNICATO DI SCIOPERO

In considerazione del fatto che allo stato attuale non è stata fatta chiarezza circa la mancata applicazione dei criteri di legge e la consegna della documentazione attestante gli stessi in riferimento all’accordo del 06 Settembre 2018, alla quale si aggiungono operazioni di taglio ingiustificato del personale con sovraccarichi di lavoro per coloro che rimangono.

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COMUNICATO DI SCIOPERO per 32H – dalle 23:00 del 17.12.18 fino alle 07:00 del 19.12.18
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La mobilitazione partirà da Taranto con presidio a partire dalle ore 08:30 presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE)



FUORI DAL CORO.....


*** IMPORTANTE *** COMUNICATO DI SCIOPERO


domenica 9 dicembre 2018

CONTRATTO VIOLATO

“L’accordo non prevede 8200 persone impiegate fino al 2023 – aggiunge il sindacalista – lo spirito dell’accordo prevedeva che il numero dei lavoratori sarebbe cresciuto con la risalita della produzione ed in maniera direttamente proporzionale ai lavori previsti dall’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) che vengono realizzati in aggiunta alle operazioni di manutenzione poste sugli impianti. Noi non abbiamo concordato nessuna terzializzazione. Invece, ad oggi, hanno azzerato alcune attività sostituendo i lavoratori dello stabilimento con lavoratori di aziende dell’indotto operando ed attuando, di fatto, un abbattimento del costo del lavoro”.
“Ancor prima di spendere soldi per migliorare la situazione impiantistica e ambientale – continua la nota stampa di Usb Taranto – Arcelor massimizza i profitti sulla pelle dei lavoratori. Se questa è la linea che ArcelorMittal vuole attuare siamo sicuri che non tarderà ad arrivare l’ennesima stretta per le aziende dell’indotto, oppure si verificherà l’ennesimo carico ai danni dei lavoratori, cioè l’ennesima riduzione economica nei contratti”.

Art. completo:

https://www.laringhiera.net/usb-taranto-denuncia-arcelormittal-italia-contratto-violato/?



venerdì 7 dicembre 2018

DENUNCIA

DENUNCIA
Presenza di sostanze oleose all'interno del Reparto OFE/MEL.
#OFE/MEL - ARCELOR MITTAL_TA




Denuncia

Denuncia
#MAG U2/300 - ARCELOR MITTAL_TA




DENUNCIA / CONTESTAZIONE

DENUNCIA / CONTESTAZIONE
USB TARANTO·VENERDÌ 7 DICEMBRE 2018·READING TIME: 1 MINUTE 112 letture
SINTESI
  • Accordo tradito.
  • Violazione dei principi di buona fede e correttezza in ambito precontrattuale.
  • Condotta di Arcelor Mittal plurioffensiva perché lesiva dei diritti individuali dei lavoratori e dei diritti collettivi tutelati dal Sindacato.
INVITO
Al Ministero dello Sviluppo Economico ed llva Spa in AS ad adottare ogni misura idonea - in ragione dei rispettivi poteri - finalizzata al rispetto degli impegni assunti dal Gruppo Arcelor Mittal e riferentisi al Piano Occupazionale dei lavoratori a tutt'oggi dipendenti del Gruppo ILVA.

In difetto sarà esperita ogni azione utile al rispetto della Legge e dell'Accordo sottoscritto.





lunedì 19 novembre 2018

Incontro in Regione Puglia tra la Task Force e le OO.SS.

Incontro in Regione Puglia tra la Task Force e le OO.SS.
Richiesta dei sindacati di interventi finalizzati ad integrare il reddito dei lavoratori collocati in CIGS
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Positivo l'incontro odierno a Bari, la Regione Puglia ha ribadito l’intenzione di riaprire i termini del bando n. 4/2017 in modo da attivare corsi di formazione e di riqualificazione professionale retribuiti per i lavoratori posti in CIG a zero ore in modo da facilitare e migliorare il quadro professionale e di sostenere il loro reddito e quello delle loro famiglie, garantendo tempi certi e celeri per l’erogazione di queste risorse. I corsi avranno la durata di 210 ore complessive, per ciascun lavoratore, con una indennità riconosciuta pari a 6 euro ad ora. Sono 2.586 lavoratori ex ILVA che oggi risultano in esubero.


giovedì 8 novembre 2018

INCONTRO DEI SINDACATI AL MISE DEL 08/11/2018

INCONTRO DEI SINDACATI AL MISE DEL 08/11/2018

Nell'incontro odierno al Mise, USB ha denunciato le tante anomalie riscontrate rispetto al processo di selezione dei lavoratori che non rispecchiano quanto contenuto nell'accordo di settembre. Inoltre abbiamo fatto rilevare che a fronte del preannunciato riequilibrio, alcune attività risultano terzializzate. Attività che in realtà vedono lavoratori Ilva in cassa integrazione e lavoratori dell'appalto che sostituiscono gli stessi, soprattutto nei servizi di stabilimento oltre che le attività in Area 12 e manutenzioni centrali e di reparto. USB ha chiaramente esposto il proprio disappunto, auspicando la ripresa del dialogo per Normalizzare tali anomalie entro il 15 dicembre giornata che segna il termine ultimo per le prime 8200 assunzioni.
Per noi 8200 lavoratori rappresenta la partenza infatti non ci sono vincoli che ci obbligano laddove ci siano le condizioni ad assumere più dipendenti già nella fase iniziale.

Oltre ciò , USB ha chiesto all'Amministrazione Straordinaria, di velocizzare il progetto inerente le bonifiche perchè permetterebbe di reinserire da subito più di 300 lavoratori ,asupicando comunque un intervento della Regione Puglia che miri ad integrare ulteriormente il reddito dei lavoratori in cigs. In ultimo al Ministero abbiamo chiesto sostanzialmente di rifinanziare il 10% in più per i lavoratori Ilva nella legge di stabilità che consentirebbe una ulteriore boccata di ossigeno.

USB Taranto e Nazionale

#usb #mise #arcerolmittal


mercoledì 31 ottobre 2018

La convocazione per il prossimo 8 novembre al Ministero dello Sviluppo economico (ore 16,30) non spegne le polemiche nello stabilimento Ilva di Taranto sulla scelta del personale da assumere e su quanti sono stati collocati in cassa integrazione straordinaria a zero ore. I criteri adottati da Aminvestco Italia sono oggetto di verifica delle strutture sindacali.
Ieri, in fabbrica, si è svolto un veloce confronto. Le zone d’ombra su cui fare luce sono numerose. “Il discorso – dice Franco Rizzo di Usb Taranto – va affrontato nel suo complesso, ma necessariamente vanno messi in evidenza tanti episodi che i lavoratori ci stanno segnalando. In linea di massima possiamo dire che ci sono anomalie sull’adozione dei criteri di anzianità e dei carichi familiari. Da una ricognizione da noi effettuata sono già 150 i casi da chiarire”.

Ma non è tutto. “C’è un aspetto su cui stiamo acquisendo dati e informazioni – continua Rizzo – vogliamo comprendere qual è la percentuale di lavoratori invalidi e/o con ridotte capacità lavorative collocata in cassa integrazione. Se dovessimo registrare anomalie sarebbe grave perchè si tratta in larga parte di persone con problemi di salute dovuti allo svolgimento dell’attività lavorativa in fabbrica. Insomma, sarebbe un doppio danno”.

Interi reparti, inoltre, sono stati quasi azzerati. “La nuova proprietà – continua il coordinatore dell’Usb – ci aveva parlato, ad esempio, del riequilibrio dei servizi di pulizia civile, ora scopriamo che il personale interno con queste mansioni è stato quasi del tutto collocato in cigs e che in parallelo aumenterà il ricorso alle ditte esterne”. Col passare delle ore i dubbi aumentano. “Vogliamo fare luce su tutto – conclude Rizzo – e se l’azienda non fornirà risposte convincenti, si annuncia una lunga stagione di ricorsi”.

venerdì 26 ottobre 2018

Assunzione o cassa?

Rizzo : “Secondo i nostri calcoli sono circa 800 gli operai in questa condizione che, ovviamente, sono preoccupati per il loro futuro e anche noi vogliamo capire quali sono i criteri adottati dall’azienda. Al netto di queste situazioni, da un punto di vista strettamente numerico, il saldo per lo stabilimento di Taranto è in pareggio. Ricordo, inoltre, che l’accordo garantisce gli ammortizzatori sociali fino al 2023, ma è probabile che si vada oltre questo termine fino a quando, cioè, sarà mantenuta l’amministrazione straordinaria”.
A Genova sindacati e lavoratori sono in agitazione e lunedì potrebbe essere indetto uno sciopero. “La loro situazione – continua il sindacalista di Usb – è diversa da quella di Taranto. Per i 474 esuberi è prevista la ricollocazione nell’ambito delle attività dell’Accordo di programma di Cornigliano ed è proprio questo aspetto a generare incertezze. I sindacati chiedono, infatti, garanzie in questo senso che, al momento, sembrano non esserci”.


domenica 21 ottobre 2018

In diecimila a Roma rivendicano “Nazionalizzazioni qui e ora”

Una manifestazione difficile, una manifestazione importante, una manifestazione riuscita


Ricondurre sotto la gestione pubblica le aziende strategiche, chiudere il capitolo dei regali al privato inaugurato dai governi di centro sinistra e finti tecnici, reinternalizzare servizi e lavoratori, ribadire che solo il pubblico può garantire il preminente interesse dei cittadini e dei lavoratori, insomma attuare l’articolo 43 della nostra Costituzione rompendo con quella gabbia dell’Unione Europea che impedisce l’intervento pubblico perché contrario al libero mercato, è quello che ha chiesto piazza San Giovanni e su cui oggi si rilanciano le lotte, fuori e dentro i luoghi di lavoro. 
Non era affatto scontato che la manifestazione per le nazionalizzazioni, promossa da un appello a più voci, portasse in piazza a Roma ben oltre 10.000 lavoratori, giovani, militanti sindacali e sociali. Eppure è successo, segno di maturità del movimento che, in mezzo al fragore della battaglia mediatica intorno alle manine, all’onestà, ai rating e alle lettere sempre minacciose dell’Unione Europea, è stato capace di individuare un terreno reale e concreto intorno al quale rilanciare in avanti la battaglia politica. 







giovedì 18 ottobre 2018

Manifestazione Nazionale contro le privatizzazioni.
20 Ottobre 2018
Roma - P.zza della Repubblica - H14




domenica 14 ottobre 2018

NAZIONALIZZARE, QUI E ORA!!

La strada delle nazionalizzazioni, che porti con sé anche una nuova e diversa concezione del modello di sviluppo, che preveda partecipazione delle comunità e controllo popolare, salvaguardia
del territorio, del bene comune, del lavoro NON ammette più ritardi, né tentennamenti da parte di questo governo. Governo di cui fa parte una forza come la Lega che in passato ha sottoscritto concessioni e, come tutti gli altri partiti, ha preso soldi da Autostrade, votando come gli altri il decreto Salva-Benetton e che oggi, non a caso, frena sulle ipotesi di ripublicizzazione del settore.
#usb #nazionalizzare #manifestazione

mercoledì 10 ottobre 2018

Schema introduttivo del personale che verrà utilizzato in AM e rispettivamente in AS che rientrano nei numeri indicati nell'accordo sottoscritto il 06.09.2018. riunione che si è tenuta oggi tra Sindacati e Azienda.
#usb #mittal #ilva



lunedì 17 settembre 2018

Ilva, due battaglie, una persa e una vinta.

Sulla chiusura della vertenza Ilva ed il definitivo subentro di Arcelormittal alla gestione commissariale si sono scaricate, come era ovvio attendersi, tutte le aspettative infrante della città di Taranto. Il larghissimo consenso dei lavoratori all'intesa non può e non deve trarre in inganno. La città è giustamente stanca dei veleni dell'acciaieria e degli altri ecomostri del territorio ed ha visto palesarsi nell'accordo sindacale la realtà di una convivenza ancora lunga. È noto a tutti che non è responsabilità dell'accordo se si continuerà a produrre acciaio a Taranto per la semplice ragione che la vendita alla multinazionale è stata una scelta tutta politica del governo precedente e confermata da quello attuale. Arcelormittal sarebbe subentrata comunque, anche senza accordo sindacale. USB, in totale isolamento, ha posto la questione della nazionalizzazione sin dall'inizio della amministrazione straordinaria. Un passaggio obbligato per qualsivoglia ipotesi di riconversione, chiusura o reale ambientalizzazione. Il movimento ambientalista ha infatti sempre osteggiato questa possibilità perché vissuta come negazione della chiusura del sito. Ed ha delegato, purtroppo ,alla politica ed in particolare ai 5S, questa aspirazione.
Il passaggio del gruppo Ilva ad una multinazionale sancisce pertanto una sconfitta, sebbene temporanea, rispetto alla battaglia di USB per un nuovo intervento pubblico in un settore strategico dell'economia nazionale. Un altro pezzo del patrimonio industriale viene ceduto ad un'impresa straniera, ad una multinazionale che governa le sue produzioni e i suoi investimenti in una logica globale che poco si sposa con la centralità della questione ambientale e sociale di Taranto. Abbiamo perso una battaglia ma certo la partita è più aperta che mai. Il tema delle nazionalizzazioni non è più un tabù, una rivendicazione che induce al sorriso, sebbene il processo di privatizzazione prosegua sul terreno sociale indisturbato ed anzi alimentato dal cosiddetto welfare contrattuale praticato da Cgil Cisl Uil (sanità,pensioni,ammortizzatori sociali,formazione). Dopo più di venti anni di ubriacatura neoliberista gli effetti concreti della ritirata dello Stato in economia hanno riaperto il dibattito nella politica e tra le classi dominanti. “Privato è bello” è ormai uno slogan desueto e soprattutto non ha più consenso popolare. La manifestazione nazionale del prossimo 20 ottobre mette esattamente al centro della giornata il tema delle nazionalizzazioni con la consapevolezza che proprio la supremazia del privato ha reso possibile la progressiva liquidazione del sistema di protezione del lavoro e lo stesso modello sociale del nostro paese.
Ilva ci parla tuttavia anche di una battaglia vinta. Occorre andare molto indietro nel tempo per ritrovare un accordo sindacale sulla cessione di un gruppo in stato fallimentare nel quale ai lavoratori non è tolto un centesimo, un diritto acquisito, non si crea alcun doppio regime salariale e non vi è alcun licenziamento se non volontario. Sarebbe sufficiente confrontare la sequela di accordi sindacali Alitalia o quello della cessione della ex Lucchini di Piombino ad un imprenditore algerino per comprendere appieno il valore di questa intesa. USB non ha sottoscritto l'accordo Cgil Cisl Uil ma è stata protagonista indiscussa dell'accordo e di una trattativa durata oltre un anno nel corso del quale con determinazione ha sistematicamente detto no ad ogni ipotesi di mediazione al ribasso o scambi su salario occupazione, pratica contrattuale tristemente diffusa. In una fase come questa segnata da un processo di spoliazione di diritti e salario fondato sul modello derogatorio del Testo Unico del 10 gennaio 2014 che sembra non trovare, e non ha, un punto di fine, l'accordo Ilva è un indiscutibile fatto positivo. I tanti detrattori dell'accordo, spesso poco informati e poco istruiti o semplicemente strumentali, anziché valutarne la portata nella storia delle relazioni sindacali e sullo stesso sistema contrattuale, preferiscono minimizzarne il valore o addirittura archiviarlo tra gli accordi truffa. Ilva, sul terreno strettamente sindacale, ha rappresentato una vertenza esemplare che andrebbe presa a riferimento per due ragioni di fondo.
La prima è che la vertenza non è stata sostenuta e alimentata da una lotta adeguata dei lavoratori dei diversi stabilimenti. Gli scioperi ( pochi purtroppo), che pure ci sono stati, sono stati un fatto episodico, più che il segno di un conflitto reale a sostegno della vertenza. Ciò significa che la determinazione e la soggettività della delegazione sindacale sono stati elementi decisivi per la conquista dell'accordo.
La firma di una accordo senza cedimenti testimonia che spesso è sufficiente dire No e rifiutare il ricatto che sempre viene posto davanti a miliardi di euro di investimenti di un'impresa. Siamo sempre stati consapevoli che il nostro no ad un accordo al ribasso poteva risolversi in un tragico epilogo dal punto di vista industriale, sociale ed economico. Abbiamo scommesso sul valore strategico di Ilva per Arcelor Mittal e sull'impossibilità per qualsivoglia governo di spegnere la più grande acciaieria d'Europa senza un piano straordinario di bonifiche e riconversione sostenuto da enormi risorse economiche pubbliche. Ed abbiamo vinto la scommessa.
In secondo luogo occorre considerare che in questo lungo anno di trattative abbiamo dovuto lottare con l'intransigenza di Arcelor Mittal ma soprattutto con un contratto di vendita firmato dall'ex ministro Calenda e dalla multinazionale dell'acciaio che definiva dettagliatamente le condizioni economiche, ambientali, contrattuali ed occupazionali della cessione. L'accordo riscrive quel contratto sul terreno ambientale, contrattuale e occupazionale. Chiunque può cercare sul sito del ministero dello sviluppo economico la famosa proposta ultimativa di Calenda ed apprezzarne le differenze con l'intesa raggiunta. Un risultato per nulla scontato.
Due battaglie, una persa ed una vinta quindi, ma la battaglia più grande deve ancora giocarsi tuttavia. Non siamo chiamati solo a vigilare tenacemente sull'effettivo rispetto degli accordi sul terreno ambientale e contrattuale. Siamo chiamati al difficile tentativo di costruire un asse con il movimento ambientalista Tarantino nell'obbiettivo di verificare tempi, bontà ed effettiva riuscita dell'ambientalizzazione dello stabilimento. O si coniuga acciaieria e salute oppure insieme lavoreremo alla chiusura di ogni fonte inquinante che uccide la città e i suoi abitanti.


"..Vorrei ricordare a coloro che oggi contestano il fatto che il Sindacato sull'immunita' penale non ha detto e fatto nulla, che USB ha scioperato contro il decimo decreto, contro l'immunità e il Wind days. Eravamo in 117.
I paladini della salute che oggi ci rinfacciano di non aver fatto nulla dove erano? Comodamente a casa o peggio tranquillamente a lavoro!!
E avete pure il coraggio di parlare.."

domenica 16 settembre 2018

I Sindacati hanno garantito la "massima attenzione" nelle procedure che da qui a tre mesi caratterizzeranno il passaggio dell'Ilva nelle mani di Am InvestCo, con riferimento alle riassunzioni dei Lavoratori.


giovedì 13 settembre 2018

Ilva, stravincono i “sì” all’accordo. USB vigilerà sull’attuazione degli impegni

I lavoratori dell’Ilva hanno approvato oggi a larghissima maggioranza l’ipotesi di accordo firmata la scorsa settimana al Mise per la cessione dell’azienda ad Arcelor Mittal.
Le percentuali di “sì” hanno superato il 90% in tutti gli impianti interessati alla consultazione, effettuata dopo decine e decine di assemblee concentrate nell’arco di pochi giorni.
È la migliore risposta, giunta direttamente dalla base, alle provocazioni scatenate nelle ultime ore con l’attacco informatico a USB che prendeva a pretesto proprio la vertenza Ilva.
L’Unione Sindacale di Base esprime soddisfazione per il grande consenso che ha raccolto l'accordo sottoscritto dopo l’estenuante confronto durato un anno con Arcelor Mittal.
Tuttavia saremo davvero soddisfatti solo quando la multinazionale manterrà gli impegni assunti e saranno così garantiti ai lavoratori e alla città di Taranto salute, ambiente e occupazione.
Diversamente USB sarà la prima a lottare per un'alternativa produttiva e ambientale.
Francesco Rizzo USB Taranto
Sergio Bellavita USB Nazionale


sabato 8 settembre 2018

Ilva, USB: abbiamo salvato i posti di lavoro e tutelato l’ambiente, ma la vera sfida inizia adesso

Nessun licenziamento negli stabilimenti Ilva, mantenimento dell’articolo 18 e della contrattazione di secondo livello, obblighi stringenti per Arcelor Mittal sul piano ambientale. Al termine di una lunga notte di contrattazione, l’Unione Sindacale di Base registra con soddisfazione l’accordo che ha visto la multinazionale costretta ad abbandonare le proprie posizioni di intransigenza e ad accettare le condizioni poste da USB come irrinunciabili per la chiusura dell'accordo sindacale sull'acquisizione del gruppo Ilva.
È stata una doppia lotta: da un lato contro i tentativi di imposizione di Arcelor Mittal, dall’altro contro lo sciagurato accordo siglato dal governo Gentiloni nella persona dell’ex ministro Calenda. La determinazione di USB è riuscita a incidere su una trattativa che fino a poche ore prima sembrava sull’orlo della rottura definitiva.
Abbiamo alla fine ottenuto la salvaguardia integrale dell'occupazione, il mantenimento di tutti i diritti acquisiti retributivi e di legge, in particolare il mantenimento dell'articolo 18 a tutela dei licenziamenti discriminatori. Quindi a tutti i lavoratori assunti da Arcelor Mittal non verrà applicato il Jobs Act.
Abbiamo ottenuto un Piano di Ambientalizzazione significativamente migliorato rispetto a quello contenuto nel contratto di cessione sottoscritto da Calenda, con l’accelerazione della copertura dei parchi e obblighi stringenti nel rapporto produzione/emissioni. E nell’accordo di questa notte, come ha sottolineato anche il ministro Di Maio, sono ben scritte nero su bianco corpose penali per Arcelor Mittal nel caso di inadempienza.
Tuttavia non dobbiamo nasconderci che con la cessione a una multinazionale del gruppo Ilva il nostro Paese perde un pezzo importante del suo patrimonio industriale. Continuiamo a pensare che la nazionalizzazione di un settore strategico dell'economia nazionale come la produzione dell'acciaio sia l'unica strada per coniugare lavoro, diritti, salari, politiche industriali e ambientalizzazione.
Per queste ragioni, se diamo un giudizio più che positivo sui contenuti dell'accordo sindacale, non possiamo che essere insoddisfatti per un'operazione di cessione dell'acciaieria più grande d'Europa, che contribuisce alla progressiva spoliazione del nostro patrimonio industriale. La battaglia di USB per un nuovo impegno diretto dello Stato nell'economia non è finita.
La vera sfida su Ilva inizia oggi, sarà un percorso lungo e complicato, ma USB non arretrerà di un millimetro sul terreno dei diritti, dei salari e dell’ambiente.
La parola passa ora ai lavoratori per il referendum sul testo dell’accordo, da chiudere entro il 13 settembre.
Francesco Rizzo, USB Taranto
Sergio Bellavita, USB Nazionale