Vertenze e lavoratori da tutta italia, giovani, comitati di quartiere, realtà di base: il paese che non abbassa la testa riempie le strade romane.
Sabato 16 Giugno le strade di Roma sono state attraversate da una grande corteo, promosso dall' Unione Sindacale Di Base, composto da lavoratori, disoccupati, studenti, immigrati, occupanti case e da tutti coloro che fanno parte di quella ampia fetta di paese che non si lascia coinvolgere dalla strumentale guerra tra poveri e che ha subito in tutti questi anni le scelte finanziarie e i diktat che hanno spinto sempre gli stessi a una vita di rinunce e sacrifici!
Un momento importantissimo, una giornata di lotta e di rivendicazioni reali e concrete, ma anche la prima tappa di quella resistenza e di quell'opposizione che dobbiamo costruire con grande determinazione contro uno dei governi più reazionari che questo paese abbia visto negli ultimi decenni!
NOI CI SIAMO E NON ABBIAMO PAURA!
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Il racconto. In 20 mila a Roma per Soumaila Sacko. "Prima gli sfruttati" è il rovescio della parola d’ordine razzista «prima gli italiani». In negativo, lo sfruttamento restituisce un’unità che va oltre le appartenenze nazionali. Contiene l’elemento unificante in cui possono riconoscersi italiani e stranieri che rivendicano tutele e diritti per tutti: la solidarietà internazionalista e la condivisione della stessa condizione sociale. È il controcanto alla contrapposizione artificiale tra immigrati e autoctoni, intensificata dalla propaganda e dagli urlatori da social media. È un buon segno perché chiarisce l’equivoco di fondo grazie al quale il potere mantiene intatte le diseguaglianze e le accresce.
Interessante il ragionamento di Abo Soumahoro in un comizio molto applaudito: «La solidarietà non è buonismo – ha detto – ma è uno strumento di costruzione che mette insieme ciò che stanno dividendo: bianchi contro neri, etero contro gay e lesbiche. Un bracciante deve invece camminare gomito a gomito con un rider, i precari e tutti gli invisibili». Il riferimento è all’elaborazione critica dell’eredità subita del «colonialismo» e dello «schiavismo», ma non contrapposta all’identità sessuale. Questo è un ragionamento sulla composizione sociale di una forza lavoro che intreccia molteplici identità e non contrappone, come avviene anche a «sinistra», diritti civili e diritti sociali.
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