sabato 23 giugno 2018

L’appello in favore dei migranti che gli studenti di un liceo di Faenza hanno allegato al tema di Maturità

“Io sottoscritto in riferimento alla situazione delle persone migranti, pretendo il rispetto dell’articolo 2 della Costituzione ‘La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale’. Chiedo che questo mio messaggio sia recapitato al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, al ministro degli Interni e al ministro dell’Istruzione”. 
Con queste brevi righe un gruppo di studenti del liceo Torricelli-Ballardini, sezione classico, ha iniziato lo svolgimento del tema durante la prima prova dell’esame di maturità 2018. Un appello legato al respingimento della nave Acquarius, dirottata dal Ministro Matteo Salvini, al porto di Valencia. Una decisione concordata di gruppo, di cui i docenti erano a conoscenza, che ha fatto balzare gli studenti del classico sulle pagine dei quotidiani nazionali. Al momento un appello anonimo. Gli studenti hanno infatti deciso, nonostante la notizia sui giornali, di non rivelare la propria identità fino a lunedì prossimo. Non tutti i maturandi del Classico hanno aderito, per paura di invalidare la prima prova di maturità, ma a quanto pare sembra che la partecipazione sia stata comunque corposa. Una partecipazione che non dovrebbe limitarsi ai soli studenti del Classico. L’appello, infatti, è stato diffuso anche agli studenti delle altre scuole, ma non è ancora chiaro in quanti abbiano appoggiato la lettera diretta alle più alte cariche dello Stato

Aboubakar Soumahoro, 38 anni, sindacalista dell’Usb



"Braccianti e rider con le loro paghe da fame sono la nuova classe operaia. E devono unirsi"


"Nella piana di Gioia Tauro chi è fortunato può guadagnare 100 euro al mese. Ma anche chi fa consegne in città spesso guadagna quanto un bracciante". Parla il sindacalista Aboubakar Soumahoro


Lavorano dall’alba al tramonto, “da sole a sole”. Senza schiavi africani - quelli che il ministro dell’Interno chiama “clandestini” - crollerebbe un intero comparto industriale. È su di loro, il primo anello della filiera, che l’agroindustria scarica i costi della crisi e della tirannia della grande distribuzione organizzata. Aboubakar Soumahoro, 38 anni, sindacalista dell’Usb, laureato in Sociologia a Napoli, ne è convinto. Aboubakar, del resto, prima di diventare avanguardia del movimento sindacale, è passato dal girone infernale dello schiavismo moderno. Umiliato sì, mai però prostrato ai piedi dei padroni italiani che lo ingaggiavano di volta in volta. Se chiedete a Soumahoro che cosa sogna, lui risponde con tono garbato ma deciso: «Giustizia sociale, dare voce �ai lavoratori invisibili, agli ultimi, quelli schiavizzati dalla globalizzazione». Da sfruttato a sindacalista al fianco di altri sfruttati della piana di Gioia Tauro, in Calabria. Un’area ricca �di agrumi, che arrivano sulle nostre tavole. Gioia, Rosarno, �San Ferdinando, Rizziconi. In un raggio di appena 18 chilometri troviamo l’epicentro della schiavitù moderna. Non da oggi, ben prima che si accendessero i riflettori il 2 giugno scorso dopo l’omicidio del bracciante e sindacalista del Mali Soumayla Sacko. In quanti ricordano la rivolta del gennaio 2010? La scintilla fu l’ennesima vessazione subita da due africani di ritorno dai campi, bersaglio di giovani in cerca di fama criminale �che li hanno colpiti con pistole ad aria compressa.




Aboubakar combatte in questa trincea, dove il profumo della zagara si confonde a quello della povertà delle tendopoli �e delle baracche dei braccianti africani. La piana dalle mille contraddizioni. Teatro di aspre lotte contadine e di una ’ndrangheta vorace. A resistere un tempo c’erano i comunisti guidati da Peppino Lavorato e Giuseppe Valarioti, dirigenti del Pci locale. Valarioti verrà ucciso nel giugno del 1980. Peppino Lavorato molto tempo dopo diventerà sindaco di Rosarno. Oggi c’è Aboubakar Soumahoro. «Nella piana abbiamo uno sportello dedicato ai lavoratori, italiani e stranieri», racconta all’Espresso, «li informiamo sui diritti sociali e sindacali. Il progetto va avanti da tempo e ha fatto emergere i loro bisogni reali. Questo è il territorio che ha eletto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, leader di un partito, la Lega, che discriminava gli emigrati calabresi. Oggi il ministro può riscattarsi da quella vergogna, prendendo atto delle condizioni disumane di cui è ostaggio la manodopera, su cui si basa la più importante economia della regione». Soumahoro passa le sue giornate tra gli operai agricoli: «Li sindacalizziamo attraverso la rivendicazione di uguale lavoro uguale salario. Nella piana di Gioia Tauro, in piena stagione agrumicola, tra italiani e stranieri si raggiungono 4-5 mila unità. Chi è fortunato arriva a una paga di 100 euro al mese, dall’alba al tramonto per 2 euro l’ora. C’è persino chi riceve al posto del salario olio o pacchi di pasta. Il contratto di categoria, invece, prevede sei ore mezzo di lavoro, con straordinario per ogni ora �in più». Così Aboubakar e i suoi compagni hanno iniziato a organizzare numerose assemblee, portando fuori dalle �tendopoli-ghetto le persone. «Riunioni con 500 persone, in cui �si parlano cinque lingue, italiano, francese, inglese, bambara, asanti. Abbiamo anche chiesto alla prefettura di istituire un tavolo permanente contro lo sfruttamento, al primo incontro - prima dell’uccisione del nostro compagno - c’eravamo solo �noi. Assenti le aziende, i sindaci, gli assessori regionali. Una situazione drammatica, dalla quale si esce solo collettivamente. �L’esempio di Giuseppe Di Vittorio è lì a ricordarcelo».


L’illegalità, secondo Soumahoro, è figlia di una legge dello Stato targata Lega-ex fascisti: la Bossi-Fini. «Va abrogata, per liberare dalla schiavitù e dal ricatto i lavoratori stranieri». Un tema caro alla sinistra, ma a quella pre-Pd: difficile oggi trovare differenze tra centrodestra e centrosinistra, dice il sindacalista. «Le loro politiche poggiano sulla medesima filosofia di lavoro precarizzato. I rider delle consegne a domicilio guadagnano quanto un bracciante della piana di Gioia Tauro. E anche l’approccio al tema dei migranti è simile: gli accordi con la Libia ne sono la prova». Soumahoro immagina un grande blocco sociale. Unito da un comune denominatore, lo sfruttamento, le paghe da fame. «Bracciante e rider sono accomunati da salari vergognosi. Per questo è necessario immaginare un percorso comune, di una nuova classe operaia, ricomponendo il quadro parcellizzato di chi lavora senza diritti». �Il 23 giugno a Reggio Calabria Soumahoro e il suo sindacato organizzeranno una manifestazione per ricordare Soumayla Sacko. Non ci saranno solo braccianti. Ma anche le categorie più lacerate dal precariato e dallo sfruttamento. In testa al corteo ci saranno i parenti di Socko, che hanno chiesto ad Aboubakar di proseguire la battaglia nel nome del compagno ucciso nel giorno della festa della Repubblica italiana.

23 giugno a Reggio Calabria per Soumaila Sacko!

APPELLO

Verità e Giustizia per Soumaila Sacko

Tutti/tutte a Reggio Calabria Sabato 23 giugno per proseguire la marcia per i diritti sindacali e sociali dei braccianti e delle braccianti



https://www.facebook.com/unionesindacaledibase/videos/1714845861902434/?t=0


Vogliamo Verità e Giustizia: chiediamo insieme ai familiari che sia fatta piena luce sull’assassinio di Soumaila Sacko, bracciante e militante sindacale USB, come abbiamo chiesto quando abbiamo rifiutato senza indugio la notizia della reazione a un furto.

Vogliamo proseguire la marcia per i diritti sindacali e sociali dei braccianti e delle braccianti, indipendentemente dal colore della pelle e dalla provenienza geografica: insieme ai lavoratori ed alle lavoratrici di qualsiasi provenienza geografica, alle associazioni e movimenti per la giustizia sociale e la solidarietà, ai disoccupati e precari, agli studenti, alle famiglie e alle persone che già in tutta Italia si sono mobilitate dopo questo tragico delitto, proseguiamo la lotta che stavamo conducendo assieme al nostro compagno e fratello Soumaila Sacko.

Vogliamo diritti e dignità per i lavoratori e le lavoratrici di tutta la filiera agricola: vogliamo e dobbiamo onorare la memoria di Soumaila, e come ci hanno chiesto di fare anche i suoi familiari, rilanciamo la lotta dei dannati e delle dannate della terra, di chi si spezza la schiena per pochi euro al giorno e ha deciso di non chinare più la testa contro le prepotenze, i caporali e lo sfruttamento. Di chi lavora senza alcuna sicurezza, costretto ad accettarne qualsivoglia conseguenza.

Vogliamo diritti sociali per i lavoratori e le lavoratrici delle campagne: viviamo spesso una condizione assimilabile alla schiavitù ed in condizioni di segregazione sociale, in non luoghi dove si produce l’annullamento delle persone che lo abitano e la privazione dei fondamentali diritti umani. Spesso non abbiamo elettricità, acqua e riscaldamento. Non abbiamo una casa, ma solo rifugi di fortuna. Siamo esclusi dalle società, siamo non-umani che vivono in non-luoghi. Siamo invisibili, salvo ridiventare visibili quando torniamo a lavorare nei campi e veniamo sfruttati e sfruttate. Rivendichiamo l'urgenza di un inserimento abitativo dignitoso.

Vogliamo la bonifica dell'area dell'Ex-Fornace “TRANQUILLA” riportata agli onori della cronaca dopo i fatti del 2 giugno 2018, considerata la discarica dei veleni più pericolosa d’Europa a causa dell’interramento di 130mila tonnellate di rifiuti industriali tossici. Il processo si sta per chiudere con un nulla di fatto, mentre la gente del circondario continua ad ammalarsi e a morire di cancro. Lo chiediamo insieme agli abitanti delle comunità locali che spesso vengono ingannate da campagne strumentali e razziste mentre vivono sulla propria pelle le conseguenza della crisi economica e sociale.

Vogliamo sicurezza per le lavoratrici delle campagne: esse vivono doppiamente lo sfruttamento e la vulnerabilità sulla propria pelle in quanto lavoratrici braccianti e in quanto donne. Esattamente come accadeva nel bracciantato della seconda parte dell'Ottocento negli USA nei confronti delle donne nere schiavizzate.
Non vogliamo la guerra tra poveri: rifiutiamo la guerra tra poveri che ci vorrebbe contrapposti ai cittadini e alle cittadine del comprensorio, agli italiani e alle italiane, agli abitanti e alle abitanti della Piana di Gioia Tauro. Rifiutiamo la contrapposizione non solo nel mondo dell’agricoltura ma anche, ad esempio, dei 400 licenziati del porto di Gioia Tauro. Siamo consapevoli che i nostri problemi non sono generati dall’altro, dal diverso, ma dalle politiche attuate dai diversi Governi, che ci vogliono contrapposti per distogliere la nostra attenzione dal vero nemico, da ciò che ci ha impoverito, resi privi di diritti e diseguali. Siamo esseri umani non sudditi e (R)Esistiamo.

Mandiamo un abbraccio ai nostri fratelli che lavorano nella logistica che il 23 giugno marceranno a Piacenza. A fianco dei compagni di Abd Elsalam, ucciso perché difendeva i diritti dei suoi compagni contro i soprusi delle multinazionali della logistica. La lotta di noi sfruttati non ha confini, insieme diventiamo imbattibili.

Vogliamo manifestare con gli abitanti della Piana di Gioia Tauro e della Calabria tutta, che non ci stanno a essere etichettati come razzisti e che quotidianamente sono impegnati nel promuovere la cultura del rispetto delle diversità, ma che ancora una volta vengono cancellati nella rappresentazione mediatica di un territorio che non corrisponde alla realtà.

Invitiamo tutti e tutte alla manifestazione di Sabato 23 giugno 2018 dalle ore 10.00 con partenza da Piazza De Nava (Reggio Calabria): per Soumaila Sacko e per proseguire la marcia per i diritti sindacali e sociali dei braccianti e delle braccianti e di tutti i lavoratori della terra.















venerdì 22 giugno 2018

CCNL metalmeccanici, USB: per il secondo anno non porta salario ma fregature

Siamo al secondo anno di vigenza del CCNL e in base a quanto previsto e sottoscritto da FIM e FIOM non ci sono  aumenti contrattuali che pesano su TFR e contributi,  Confindustria ringrazia!

Landini per la FIOM, Bentivogli per la FIM e Palombella per l’UILM  si accordarono con Confindustria per un adeguamento salariale legato al coefficiente IPCA (indice di calcolo dell’inflazione depurato dai prezzi dei combustibili importati) calcolato ex post a giugno di ogni anno. Un aumento pari a poche decine di euro, che  in presenza di aumenti individuali e collettivi, lo stesso CCNL prevede che siano riassorbiti, ossia non erogati . 

Il grande business  del salario in natura

Dopo gli sgravi fiscali per le imprese, i fondi per l’industria 4.0, l’allora  Governo Renzi  ha inserito nella Legge di Stabilità (ex-Finanziaria) un ulteriore aiuto agli imprenditori:  la defiscalizzazione degli aumenti contrattuali, a patto che questi fossero legati all’erogazione di beni e servizi, ossia buoni spesa per cifre che cumulativamente non superino i 258 € l’anno.

Così nel giro di pochi giorni sono comparse dal nulla piattaforme e-commerce  che indicano obbligatoriamente  ai lavoratori metalmeccanici come e con chi possono spendere  buoni spesa di 100€ nel 2017,  150 € nel 2018 e 200€ nel 2019. L’effetto di questo modello contrattuale è molteplice; la perdita di funzione del contratto nazionale, il blocco sostanziale dei salari, la riduzione dei contributi previdenziali, il lavoro per una sua parte non più quantizzato in salario.

FIM, FIOM, UILM e Confindustria dilettanti allo sbaraglio o peggio?

Ignorando colpevolmente che l’anno fiscale va da gennaio a dicembre, il contratto siglato riporta genericamente che si può  accedere ai  buoni spesa  entro l’1 giugno dell’anno successivo.

Molti metalmeccanici che hanno speso  i voucher di 100 € spettanti nel 2017 entro giugno di quest’anno, stanno scoprendo che i  150 € di bonus non possono spenderli nel  2018 in beni materiali, perché altrimenti sforerebbe il limite di detassazione.

La fregatura si nasconde nei dettagli

L’articolo 51 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi) cui  si rifà  il CCNL dei metalmeccanici sottoscritto da FIM, FIOM, UILM stabilisce al comma 2 che i bonus legati all’erogazione  di servizi non hanno  limiti di detassazione. Diversamente il comma 3 fissa per i beni materiali il  vincolo dei 258 €  di spesa massima nell’anno fiscale . Oltre alla complice ignoranza dei firmatari, è significativo che a darne comunicazione ai lavoratori,  non siano state le aziende di Confindustria, o Landini, Bentivoglio e Palombella ma il blocco inserito dalle piattaforme E-commerce.

Metà …salute

La sanità privata inserita nel rinnovo contrattuale con Metasalute,  vede la multinazionale RBM gestire insieme a FIM, FIOM, UILM e Confindustria  le quote di centinaia di migliaia di metalmeccanici.  Com’era prevedibile  dovendo fare utili, Metasalute  non può rispondere all’aspettativa di tutela e qualità vantate. Riteniamo contrario agli interessi dei  lavoratori e più in generale del paese, la  scelta operata da CGIL, CISL e UIL di concorrere ad attaccare lo stato sociale e il Servizio sanitario nazionale. È utile ricordare che il Servizio sanitario nazionale gratuito per tutti è una conquista relativamente recente,  non è un caso che sia stato sempre avversato, dequalificato, saccheggiato e tagliato dagli stessi sostenitori dell’impresa sanitaria privata.  

L’USB continua a denunciare il CCNL metalmeccanici di Confindustria come  il peggior contratto della storia del movimento sindacale in Italia e i fatti ci stanno dando ragione. C’è bisogno di contratti che portino aumenti di salari reali  e diritti, rilanciando l’azione sindacale generale  a difesa della previdenza e della sanità pubblica.


USB Lavoro Privato – Settore metalmeccanici 





sabato 16 giugno 2018

Corteo Nazionale - Lottiamo contro le disuguaglianze! 16 Giugno 2018, Roma.

10MILA IN PIAZZA A ROMA!
Vertenze e lavoratori da tutta italia, giovani, comitati di quartiere, realtà di base: il paese che non abbassa la testa riempie le strade romane.


Sabato 16 Giugno le strade di Roma sono state attraversate da una grande corteo, promosso dall' Unione Sindacale Di Base, composto da lavoratori, disoccupati, studenti, immigrati, occupanti case e da tutti coloro che fanno parte di quella ampia fetta di paese che non si lascia coinvolgere dalla strumentale guerra tra poveri e che ha subito in tutti questi anni le scelte finanziarie e i diktat che hanno spinto sempre gli stessi a una vita di rinunce e sacrifici!

Un momento importantissimo, una giornata di lotta e di rivendicazioni reali e concrete, ma anche la prima tappa di quella resistenza e di quell'opposizione che dobbiamo costruire con grande determinazione contro uno dei governi più reazionari che questo paese abbia visto negli ultimi decenni!

NOI CI SIAMO E NON ABBIAMO PAURA!


http://www.usb.it/index.php?id=1132&tx_ttnews[tt_news]=103148&cHash=c0fb012d9d




Il racconto. In 20 mila a Roma per Soumaila Sacko. "Prima gli sfruttati" è il rovescio della parola d’ordine razzista «prima gli italiani». In negativo, lo sfruttamento restituisce un’unità che va oltre le appartenenze nazionali. Contiene l’elemento unificante in cui possono riconoscersi italiani e stranieri che rivendicano tutele e diritti per tutti: la solidarietà internazionalista e la condivisione della stessa condizione sociale. È il controcanto alla contrapposizione artificiale tra immigrati e autoctoni, intensificata dalla propaganda e dagli urlatori da social media. È un buon segno perché chiarisce l’equivoco di fondo grazie al quale il potere mantiene intatte le diseguaglianze e le accresce.
Interessante il ragionamento di Abo Soumahoro in un comizio molto applaudito: «La solidarietà non è buonismo – ha detto – ma è uno strumento di costruzione che mette insieme ciò che stanno dividendo: bianchi contro neri, etero contro gay e lesbiche. Un bracciante deve invece camminare gomito a gomito con un rider, i precari e tutti gli invisibili». Il riferimento è all’elaborazione critica dell’eredità subita del «colonialismo» e dello «schiavismo», ma non contrapposta all’identità sessuale. Questo è un ragionamento sulla composizione sociale di una forza lavoro che intreccia molteplici identità e non contrappone, come avviene anche a «sinistra», diritti civili e diritti sociali.





























sabato 9 giugno 2018

ILVA, USB: INCONTRO URGENTE COL GOVERNO

Rizzo: non c’è tempo da perdere 

La questione Ilva è un nodo fondamentale che non trova però ancora una soluzione. Di poche ore fa le dichiarazioni dell’onorevole Fioravanti che ha posto come ultimatum il 30 giugno su un possibile accordo. 
Cosa ne pensa USB? 

Risponde Francesco Rizzo, coordinatore provinciale USB. 

“ Urge un incontro con il nuovo Governo. Auspichiamo una tempestiva convocazione per poter esporre il punto di vista del sindacato e capire quali siano le intenzioni del Governo sulla questione Ilva. Ci sono in ballo 18.000 lavoratori. Come organizzazione Abbiamo dato disponibilità a qualsiasi tipo di discussione a patto che sia garantito occupazione e reddito attuale ai 14.000 lavoratori Ilva e ai 4000 dipendenti appalto”. La questione Ilva è stata finora affrontata Unitariamente, cosa che sembra essere venuta meno in queste ore. “Fino ad oggi ci siamo mossi con un grande spirito unitario nel rapporto con Fim Fiom uilm con L'unico obiettivo di rispondere ai bisogni dei Lavoratori Ilva e della popolazione di Taranto. Prendiamo atto con rammarico che per la direzione nazionale di Fim Fiom uilm quel rapporto Si è interrotto. Da parte nostra, con la serietà e la determinazione di sempre, continueremo a sostenere una battaglia in difesa delle ragioni dei Lavoratori Ilva e dei Tarantini”